"Certi
giorni si rischia la pelle, altri giorni si prova a sciare se c’è
neve, oppure si va a caccia di volpi e marmotte. Condividendo le
condizioni climatiche estreme e i luoghi smisurati della guerra del
3000, gli italiani e gli imperiali si riconoscono simili secondo
natura e avversari secondo dottrina: alleati nella tormenta, nemici
nella battaglia.
"In
una notte di luna d’inverno, gli ufficiali del Filon Del Mot si
bardano con pastrani bianchi, prendono organetto, fisarmonica,
moschetti, fiaschi di vino, e nuotando nella neve fresca avvicinano
la postazione austriaca per “cantargliene una”. Gli imperiali
sparano all’impazzata, mentre gli alpini intonano e stonano canti a
squarciagola, cercando le note più acute e le strofe più insolenti.
Anche quella è guerra di montagna, serve per ammazzare il freddo e
l’attesa."
“L’unico
passatempo discreto è ammirare i grandiosi panorami diurni e
notturni. Sarebbe bello partire in comitiva alla mattina e fare
un’escursione sul monte Cristallo o altro e tornare la sera. Ma qui
non si fa altro che camminare avanti e indietro per scaldarsi i
piedi. Si va in esplorazione sui ghiacciai, si incontra il nemico, ci
si scambia qualche fucilata, poi ognuno ritorna a casa propria
tranquillo e beato.”
“L’umorismo
e la scanzonatura fanno parte del codice della montagna; è un
sistema efficace per esorcizzare la paura, il conflitto, la
morte”
Fonte: “Il fuoco e il gelo”
“Per
il soldato non era previsto alcun momento di distrazione, tranne
l’alcool che faceva parte del rancio e le prostitute. Furono
infatti istituite nelle zone di guerra case di tolleranza gestite e
controllate dalle autorità militari.”
Fonte: “Focus”
"Per
il resto ai soldati al fronte non rimane, in alcune fuggevoli pause
dai combattimenti, che il rapporto mercenario in uno dei numerosi
bordelli allestiti nelle retrovie dai comandanti militari. Squallide
baracche in cui si guadagnano da vivere schiere di povere prostitute
altrettanto dolenti, e anche angosciate dagli stessi problemi di
sopravvivenza dei loro clienti.”
Fonte: “La Grande Guerra”
di Nicola Caracciolo
“Per
passare il tempo leggo un po', un poco medito, un poco mi abbandono
ai ricordi del passato. Penso a voi tante volte. Penso al giorno in
cui ritorneremo uniti, al giorno in cui cesseranno le ansie vostre.
Poi mi ricordo del luogo ove sono, scaccio le dolci memorie e mi reco
ad ispezionare le sentinelle.”
“Ora
gli stiamo insegnando a cantare un poco meglio di quanto non sappia
fare. Anche questo è un mezzo per passare il tempo, se qui non si
bevesse e non si cantasse ci sarebbe da crepare d'inedia e di
malinconia.”
“Si
è fatto di tutto per stare allegri, io ho cantato tutto il mio
repertorio, un altro ha declamato tutte le poesie che ha imparato
dalla scuola elementare in poi, un terzo ha fatto la lotta e la boxe
con un quarto; abbiamo giocato alle carte, abbiamo bevuto quattro
strepitose bottiglie, ci siamo fatti fare un robusto zabaione e due
robusti caffè e finalmente ci siamo ritirati nei nostri gelati
appartamenti.”
“Ci
è arrivato un cannocchiale da 40 ingrandimenti col quale possiamo
osservare le posizioni nemiche comodamente, come se fossero a
contatto con le nostre. Si vedono i minimi particolari, si conoscono
gli individui, se parlassero una lingua più comprensibili, dai
movimenti delle labbra si potrebbe comprendere qualcosa dei loro
discorsi. E noi ci divertiamo ad osservarli.”
Fonte: “Il capitano sepolto nei ghiacci” di Giuseppe Magrin
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