mercoledì 7 dicembre 2016

I problemi psichici dei soldati

VEGLIA         

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.


Giuseppe Ungaretti


"Dal punto di vista psicologico l’assalto non era nemmeno il momento più terribile: consentiva di passare all’azione, si poteva perfino sperare di riuscire a nascondersi e far perdere le proprie tracce, o consegnarsi al nemico. L’attesa nell’immobilità della trincea, invece, sotto l’incubo di una ripresa delle operazioni belliche, tormentati dalla sete, dagli insetti, dalla pioggia e circondati dai cadaveri era un patimento intollerabile."


"L’ultima speranza per tornare a casa a volte era farlo da feriti. Ci si iniziò a sparare intenzionalmente ad una mano, ad un piede oppure ferirsi un occhio o un orecchio spesso con conseguenze mortali. Simulavano anche disturbi mentali per poter tornare a casa, anche se in realtà non erano del tutto false in quanto il contatto quotidiano con la morte, la lontananza dagli affetti, l’esasperazione della costrizione laceravano la stabilità mentale ed emotiva di questi uomini, che cominciarono a soffrire di amnesia, sordomutismo, contratture muscolari, paralisi, inebetimento e regressione all’infanzia. I nevrotici di guerra furono equiparati ai disertori, perché dominati dallo stesso desiderio di sottrarsi al servizio militare e di abbandonare la zona di guerra. In realtà, specie i disturbi estetici rivelarono come per allontanarsi dalla violenza i soldati rinunciassero a una funzione della coscienza: non parlavano più, non vedevano più, non camminavano più, pure in assenza di problemi fisici effettivi."

fonte: "focus"




"Per i combattenti la forzata rinuncia agli affetti privati è una condizione non meno alienante della minaccia continua della morte. I soldati provavano molta nostalgia per la donna amata ed una appassionata e struggente lamentazione per il distacco dalla propria bella.
Amore, fascino, allegria, calore. È quanto i ragazzi al fronte hanno dovuto lasciare alla loro spalle e che essi cercano talora di ricostruire eleggendo le cantanti e le attricette invitate a tenere spettacoli nelle zone di guerra a loro amanti più o meno ideali.
Lo psicologo e medico Agostino Gemelli riteneva che solamente l'"abbruttimento" e la spersonalizzazione prodotti dalla consuetudine con questa mostruosa esperienza potessero rendere i soldati capaci di reggere l'usura fisica e morale di una così estenuante guerra di logoramento.
Perciò, a suo giudizio, erano proprio quanti non si erano mai chiesti ragione del loro compito, o non se la chiedevano più, gli elementi su cui i comandi militari potevano fare maggior affidamento.
"Gli atti di valore, sono compiuti più di frequente da quei soldati che, venuti dalle campagne, rozzi, ignoranti, passivi, hanno subito tutta intera, e per parecchi mesi, l'influenza della vita militare, senza ribellione, senza resistenza."
In realtà, furono piuttosto il senso del dovere e lo spirito di corpo ad assicurare ai soldati l'energia necessaria per superare anche i momenti più drammatici."

fonte: "La Grande Guerra" di Nicola Caracciolo

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